OMICIDI JAZZ E BLACK POWER
Pensa a quello che succedeva intorno, pensa a Malcolm X, Muhammad Ali, Stokely Carmichael, Huey P. Newton e le Pantere Nere. Eravamo come loro, dissotterravamo asce di guerra di secoli prima, asce di guerra timbriche, tonali e ritmiche.
Il romanzo “New Thing” di Wu Ming 1 (edizioni Einaudi 2004), è ambientato nella New York del 1967, e ruota intorno a una serie di omicidi: dei musicisti afroamericani vengono uccisi a Brooklyn, tutti gli assassinati sono collegati alla New Thing, la rivoluzione del free jazz di Albert Ayler, Archie Shepp, Bill Dixon e il nume tutelare John Coltrane. La “Nuova Cosa” (dai critici detrattori definito l’anti jazz) ovvero ritmi svincolati da schemi metrici, strumenti a fiato suonati energicamente, grande libertà ritmica e melodica. Sono gli anni delle lotte per i diritti civili, di Martin Luther King, di Malcom X, delle Black Panther e questi assassinii puzzano di bruciato. La vox populi afroamericana diffonde la storia (o la leggenda?) di uno sfuggente assassino, il «Figlio di Whiteman».
Esiste davvero? E se sì, agisce per conto proprio o è uno strumento dell’establishment?
Ognuno dice e dirà la sua.
Una narrazione corale avvolgente e piena di suspense, un noir che intreccia jazz e movimento dei diritti dei neri, collocando al centro del racconto la storia di Sonia Langmut, giovane giornalista, scomparsa dopo aver indagato sugli omicidi.
Lo spettacolo di Margine Operativo è un atto d’amore verso un pezzo di storia che ha costruito la Storia: le vite “maledette” dei “guerrieri dell’arte” che hanno solcato gli spazi della metropoli di New York negli anni ’60: i musicisti della “nuova cosa” che hanno rivoluzionato la musica jazz, artisti non allineati che hanno incrociato il radicalismo artistico con la politica attiva, mentre le strade d’ America ribollivano delle lotte per i diritti civili e contro il razzismo.
Il romanzo, costruito come un racconto multiplo, propone una spiazzante commistione tra fiction e realtà, dove il confine tra le due dimensioni è assolutamente labile.
Su questo confine si muove lo spettacolo di Margine Operativo giocando continuamente su più piani di narrazione attraverso codici artistici diversi. Margine Operativo ha costruito lo spettacolo scegliendo solo alcuni frammenti del romanzo, seguendo/inseguendo due voci e la loro testimonianza dei fatti: Hector Ramirez Delgado e il suo doppio ovvero la mano del “Figlio di Whitman” l’assassino, e Sonia Lagmut la giornalista amante del jazz armata del suo registratore Butoba che se ne va in giro per New York per raccogliere le mille voci della città.
Una storia lanciata nella dimensione dell’oggi, dello spazio metropolitano, del noir, narrato attraverso lo sguardo di un assassino. I rumori e le immagini della metropoli di Roma 2010 e la musica e le voci della New York anni ’60 formano i paesaggi visivi e sonori in cui si muove lo spettacolo. Una partitura sonora, corporea e vocale che insegue la libertà espressiva del free jazz.
Debutta a dicembre 2010 il nuovo spettacolo di Margine Operativo prodotto in collaborazione con BLACK metropolitan noir festival. Lo spettacolo si è formato in un percorso strutturato in diverse fasi e attraverso la presentazione di un primo step/studio “La Nuova Cosa”a dicembre 2009.
Anno_ 2010
Categoria_ Teatro Archivio
Produzione_ Margine Operativo
In collaborazione con_
BLACK metropolitan noir Festival
Ideazione e Regia_
Alessandra Ferraro e Pako Graziani
Credits
con Alessandro Pintus, Matteo Angius, Sylvia De Fanti
colonna sonora Riccardo Boldrini
musiche originali Federico Camici, Andrea Loko Cota
video Riot Generation Video