UN’ALTRA MEDEA

UN’ALTRA MEDEA

“La città ha fondamenta sopra un misfatto. Chi rivela questo segreto, è perduto.”

 

Nella visione della scrittrice tedesca Christa Wolf, che prende spunto da Apollonio Rodio e altre fonti pre-euripidee, Medea non è né una barbara incline alla violenza irrazionale, né una fattucchiera, né un’infanticida. Medea è una donna detentrice di un sapere antico e profondo, legato al corpo e alla terra, e, come Cassandra, possiede un “secondo sguardo”. È questo “secondo sguardo” che le fa scoprire un orribile segreto nascosto nel sottosuolo del palazzo reale di Corinto. Medea dovrà pagare per aver svelato il crimine su cui si fonda il potere. Margine Operativo presenta una performance che intreccia e ibrida il teatro con la danza, il mito di Medea con la contemporaneità.

RECENSIONI

Il 30 giugno scorso, al Parco di Torre del Fiscale di Roma abbiamo assistito alla performance di teatro/danza Un’altra Medea di Margine Operativo. L’opera – inserita nel programma, ricco e articolato, del festival Attraversamenti Multipli 2023 (ideato e curato dal gruppo Margine Operativo con la direzione artistica di Alessandra Ferraro e Pako Graziani) – è di grande bellezza e di rara intensità poetica.
In poco meno di trenta minuti, la figura mitologica di Medea ci viene consegnata come una Medea “altra”, una Medea che non conosciamo, una Medea che per vivere e rivivere ha bisogno di essere “avvicinata” in un modo differente, oltre lo stesso Euripide. E, infatti, il lavoro – come dichiarano Alessandra Ferraro e Pako Graziani – nasce dalla visione della scrittrice tedesca Christa Wolf che nel suo volume Medea.Voci ci trasmette la fisionomia di una donna, la quale non è più maga dei poteri divini e soprannaturali, ma una persona dotata di grande determinazione. Colei che sceglie le passioni al posto del calcolo, la tolleranza al posto della divisione, la libertà al posto del potere.

Quando Lucia Cammalleri, la performer che dà vita e voce a Medea con la sua veste gialla “appare”, attraversando le arcate dell’acquedotto alla luce rosa del tramonto, l’intero paesaggio si sposa con lei. Ed è già da quel momento che inizia «il dialogo / interazione tra le arti performative contemporanee e la natura urbana» obiettivo di questa edizione del Festival che intende «valorizzare gli spazi verdi metropolitani e rafforzare la loro funzione sociale e culturale e promuovere la cultura della sostenibilità».
«In quale luogo io? Esiste un mondo, un tempo in cui io possa stare bene qui non c’è nessuno a cui possa chiederlo? E questa è la risposta la risposta è solitudine nessun Dio nessun uomo, nessun tempo a cui farà appello a chi rivendica lo scandalo della ragione, non ha un tempo, non ha un luogo, chi non si copre gli occhi, chi non cede al compromesso…». Le parole, quasi sussurrate al microfono dalla performer sono significative per entrare in empatia con Medea: un essere umano che rimane vittima dei giochi di potere. Giasone sposerà la figlia del re, è deciso, ma a differenza di Medea non ha il coraggio di ribellarsi a scelte imposte per lui da altri.
Medea sconta la solitudine, sconta il fatto di aver compreso la logica di dominio che guida l’ordine fondato dal re di Corinto Creonte, sconta la colpa di aver scoperto che il palazzo del re Creonte è edificato sopra un misfatto (l’omicidio della giovane Ifinoe, figlia di Creonte, per ordine dello stesso re).
Le parole di Lucia Cammalleri si fondono con le sue azioni gestuali: movimenti efficaci e sempre misurati che sembrano stratificare sul suo corpo tutte le ferite subìte da Medea. Non in ultimo la vera ragione che ha indotto la nostra “eroina” ad abbandonare la Colchide: non l’innamoramento per Giasone, bensì la rabbia e il dolore per il barbaro assassinio del fratello Aspirto, deciso ancora una volta dal re padre per mantenere e difendere il potere. Quanto è attuale il tema. L’onestà intellettuale di Medea le rende la vita difficile. Lei è lontana dall’ipocrisia, dall’arroganza e per questo è destinata ad essere “cancellata” proprio per non essersi uniformata all’ordine costituito. «La solitudine di Medea è la vittoria della menzogna».  E sebbene sia una donna sola e alla deriva, fragile (non a caso il sottotitolo di Attraversamenti Multipli è proprio la parola Fragile) e tradita, non si arrende e come scrive Christa Wolf alla fine del suo romanzo: «… quando tutto è perduto, una sola cosa resta RESTO IO».

Letizia Bernazza, Limina Teatri

RECENSIONI

Lo scorso anno, in occasione di Attraversamenti Multipli 2023 (Festival ideato e curato dal gruppo Margine Operativo con la direzione artistica di Alessandra Ferraro e Pako Graziani), avevamo pubblicato su Liminateatri.it le nostre riflessioni intorno alla performance di teatro/danza Un’altra Medea.
Quest’anno, siamo tornati al Parco di Torre del Fiscale di Roma. Tra i tanti appuntamenti proposti per l’edizione 2024 di Attraversamenti Multipli, Un’altra Meda_secondo movimento. Avevamo già evidenziato la “rara intensità poetica” del lavoro, ispirato alla figura mitologica di Medea attraverso la “contaminazione” con il volume Medea. Voci della scrittrice tedesca Christa Wolf. In questo “secondo movimento”, resta il fulcro dell’opera della Wolf (oltre lo stesso Euripide): Medea è una donna che si è spesa per l’amore e che si ribella ai Corinzi pur di affermare la propria cultura non-violenta che paga inevitabilmente con la solitudine.

La performer Lucia Camalleri fa il suo ingresso dall’arcate dell’acquedotto. È già sera. E lo fa nel pieno rispetto di uno dei Parchi più suggestivi della capitale come è nella poetica di Attraversamenti Multipli: intessere relazioni con il paesaggio urbano in dialogo costante con le performings arts così da stabilire una connessione autentica tra “corpi” e luoghi da abitare. Anche per il Festival del 2024 la parola chiave è Fragile: «La fragilità, la decliniamo come un sintomo vitale, una chiave di lettura del vitale, una postura decentrata da cui partire per costruire traiettorie resilienti e inaspettate» – si legge nel programma – «capaci di includere e accogliere le pluralità, capaci di delineare un pianeta sostenibile e vivibile per tutt_: animali, piante, esseri umani, culture, arti».
Un’altra Medea_secondo movimento (la regia è di Pako Graziani) affronta con determinazione il personaggio di Medea. Pako Graziani lo fa in un modo tanto convincente quanto efficace al punto da restituire una scrittura scenica in cui viene comunicato con chiarezza ciò che Medea “Non è”. Lucia Camalleri, in gonna nera e con un top giallo con scritto sul petto “I’m not”, agisce in modo impeccabile. Precisa e sempre presente a sé stessa dà forza alla fisionomia di Medea attraverso una gestualità e una vocalità che non distraggono l’attenzione degli spettatori e delle spettatrici neanche per un attimo.

Che cosa non è Medea: non è una donna che si piega alle logiche del potere né all’arroganza di quanti, pur di metterla a tacere, la costringono a fuggire in altre terre. Medea non si arrende. Lotta. Elabora con fermezza la propria idea che in fondo i Corinzi non sono stati in grado di raccogliere: preservare una cultura non-violenta di cui ella stessa ne era ambasciatrice, denunciando crimini e misfatti. La sua solitudine, le consente anche di elaborare il lutto. Per sé stessa, vittima innocente; per il dolore di aver abbandonato la propria terra (la natìa Colchide); per la delusione nei confronti di Giasone, il quale – immemore del giuramento d‘amore dichiaratole – sposa la figlia del re Creonte; per la presunta uccisione dei suoi figli.
Nella performance, è quella bandiera nera che fluttua tra le mani di Lucia Camalleri e che in alcuni momenti avvolge il microfono quasi a comunicare il silenzio assordante cui è costretta Medea a segnare, tuttavia, la sua rinascita: Medea, secondo l’analisi di Christa Wolf è una donna votata al bene e non avrebbe mai potuto uccidere i propri figli.
Nel finale, Lucia Camalleri fa girare vorticosamente i fili del microfono: l’azione assolve Medea, confutando il modello proposto da Euripide come risultato di forzature patriarcali e di sistemi di potere.

Letizia Bernazza, Limina Teatri

Anno_ 2023

Categoria_ Performance On Tour

Progetto di_ Margine Operativo

Ideazione_
Alessandra Ferraro e Pako Graziani

Credits

regia > Pako Graziani

performer > Lucia Cammalleri

sound designer > Dario Salvagnini

produzione > Margine Operativo

coproduzione > Chiasma

foto > Carolina Farina

performance indoor e outdoor – ’30

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