CERTO IO RESISTERÒ

CERTO IO RESISTERÒ

L’8 novembre 1926 Antonio Gramsci, in violazione dell’immunità parlamentare, viene arrestato a Roma e rinchiuso nel carcere di Regina Coeli. Il processo a ventidue imputati comunisti, iniziò sempre a Roma il 28 maggio 1928; Mussolini aveva istituito il 1º febbraio 1927 il Tribunale Speciale Fascista. Antonio Gramsci è accusato di attività cospirativa, istigazione alla guerra civile, apologia di reato e incitamento all’odio di classe. Il 4 giugno Gramsci, viene condannato a venti anni, quattro mesi e cinque giorni di reclusione; il 19 luglio raggiunse il carcere di Turi, in provincia di Bari. Il pubblico ministero concluse la sua requisitoria con questa frase:
«Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare».

Le lettere dal carcere sono dense di riferimenti, anche crudi, alla situazione del corpo incatenato, alle sue trasformazioni molecolari, al progressivo decadimento delle funzioni vitali del prigioniero. Accanto al valore letterario sono una testimonianza vibrante, del percorso di un uomo che, rinchiuso nella solitudine di una prigione, attraversando momenti di sconforto e sofferenza, non ha smesso di proseguire la sua battaglia politica e umana.

RECENSIONI

“Un uomo prende posto sulla sedia messa davanti al microfono con l’asta. Con la voce impostata e la solennità di chi legge, ma lui non legge, l’uomo si rivolge a Giulia, che capiamo essere la moglie, raccontando della sua condizione di carcerato, la salute fisica, quella mentale, l’impossibilità di essere aggiornato sulla crescita dei figli.
Sembra un racconto contemporaneo ma nelle parole rivolte alla moglie questo uomo, questo io narrante, anzi scrivente, cita l’anno 1926.
Inizia così Certo io resisterò, lo  spettacolo che Margine operativo, la compagnia che ha creato Attraversamenti Multipli, ha proposto giovedì sera.
Lo spettacolo porta in scena  le lettere dal carcere di Antonio Gramsci, grazie a Stefano Scialanga che restituisce  le lettere con tutto il portato emotivo della sua enorme statura di attore riuscendo a incarnare l’emozione di Gramsci attingendo dalla propria emozione che lo percorre, smuovendolo.
Un’emozione analoga a quella del pubblico che sente il pensiero di Gramsci riportato nelle sue lettere,  quelle rivolte alla moglie e quelle rivolte ai figli.
Molti i passaggi indimenticabili, la trasformazione molecolare del suo corpo dovuta alla prigionia, la mancanza di informazioni che lo tagliano fuori dalla vita della sua famiglia, lo sconforto che non indulge mai nell’abbandono della determinazione a resistere, anche con la consapevolezza che il carcere lo ucciderà, come in effetti accade.”
Gramsci viene arrestato l’8 novembre 1926 e condannato per volontà di Mussolini a 20 anni di carcere. Il pubblico ministero conclude la requisitoria dicendo «Per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare». Sono solo riusciti ad ucciderlo ma non a impedirgli di pensare. Le lettere ne sono una lucida testimonianza.
Pako Graziani che firma la regia e Stefano Scialanga che riporta, incarna, interpreta le parole di Gramsci (e non solo, ci sono anche quelle di alcuni suoi amici) propongono uno spettacolo perfetto, senza sbavature, che non cade mai nella retorica o nella ricerca dell’effetto emotivo, del discorso edificante, rimanendo sempre strumento di denuncia, purtroppo attualissima,  facendo dell’azione teatrale occasione del recupero e del rinnovo della memoria storica.
Scialanga usa tutta la sua bravura nella dizione, nel portare la voce di Gramsci, senza mia strafare, sostenuto da una indignazione che traspare e che  rende credibile l’azione scenica, lo spettacolo, il suo intento politico.
Cosa si può chiedere di più dal teatro?
Il pubblico se ne accorge e assiste quasi senza respirare, attento, partecipe, sofferente edeterminato a resistere, proprio come Gramsci.

Alessandro Paesano  – Gaia Italia
https://teatro.gaiaitalia.com/2023/07/09/attraversamenti-multipli-adriano-bolognino-come-neve-e–operativo-certo-io-resistero/

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C’è un uomo solo in scena, Stefano Scialanga: giacca, stivali, maglione e pantaloni dai toni scuri, non c’è colore che risalti, lui potrebbe essere chiunque di noi. E poi una sedia, un secchio rosso, e un microfono. Null’altro. Più che un corpo, una voce, data alle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci lette, studiate, raccolte e selezionate nei loro passaggi più molteplici da Pako Graziani, che insieme a Alessandra Ferraro firmano quest’ultimo lavoro di Margine Operativo. Le parti di testo recitate da Scialanga fanno emergere la complessità dell’uomo Gramsci, lontano dalla sua compagna, del figlio, che spiega alla madre la strenua convinzione delle sue idee inscalfibili anche dalla pena carceraria considerata dall’intellettuale un dovere di rispetto per restare fedeli ai propri ideali, del politico, eternamente insostituibile per la civile contemporaneità delle sue parole. Tra tutte quelle raccolte nel montaggio drammaturgico di Graziani, a rimanere impresse sono quelle relative alla condizione del naufrago, metonimia di un naufragio più grande, che è collettivo e quindi sociale. Certo io resisterò è un lavoro essenziale privo di retorica e pedanteria, deciso nella scelta dei testi, che si conclude simbolicamente citando la requisitoria del Pubblico Ministero che condannò Gramsci: «per vent’anni dobbiamo impedire a questo cervello di funzionare», delittuoso intento che fallisce ogni qualvolta si condividono, leggono, consegnano, recitano, spiegano, regalano le parole di queste lettere. Che sia sul palco di Fortezza Est, al Festival della Resistenza e della Memoria al Quadraro – in cui questo spettacolo è stato presentato ad aprile di quest’anno – o in qualsiasi altro luogo, teatro, scuola, casa, presidio, bisogna sempre far fallire questa condanna al silenzio. Soprattutto in giorni di mistificazione e populismo in cui si zittisce e incrimina chi ribadisce la vittoria dell’Italia antifascista che grazie al sacrificio di molti e molte ha fatto fallire chi voleva impedire ai cervelli di funzionare.

Lucia Medri – Teatro e Critica  – dicembre 2023
link >>  https://www.teatroecritica.net/2023/12/certo-io-resistero-margine-operativo/

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Quando Alessandra Ferraro e Pako Graziani tracciano il DNA di Margine Operativo, il loro progetto di vita artistica che fa dello sconfinamento fra le arti la rotta di una ricerca, scrivono della loro “convinzione che l’arte è un dispositivo che può creare cambiamenti”. Certo io resisterò, lo spettacolo diretto da Pako Graziani, è un esempio di cosa può accadere quando l’arte come “dispositivo” utilizzi la storia quale propellente di accensione. Anzi precisamente il doppio cardine della storia: quella della politica, dei grandi eventi, dei capi di stato e di partito e quella senza iniziale maiuscola, che coinvolge tutti in prima persona, fatta di percorsi, disperazioni e motivazioni individuali. Perché alla fine sono prima di tutto gli individui come singoli, a portarne il peso.
(…) Dalle prime battute dette al microfono, l’attore Stefano Scialanga, unica presenza in scena, vince subito la sfida contro la retorica (una sfida inevitabile se si affronta un tema e un personaggio di questo calibro). La sua voce al microfono è limpida, semplice, senza orpelli. Il corpo è fermo, si muoverà pochissimo, un corpo “prigioniero” per tutto lo spettacolo, libero di muoversi solo di qualche metro come farebbe in una cella un corpo provato, oltre che dalle restrizioni, dalle malattie. Ma anche qui non ci sono eccessi né ridondanze. Nulla ci ostacola dall’essere catturati dalle parole di Scialanga.
(…) Il Gramsci di Pako Graziani, nudo e senza retorica, con l’esercizio ostinato del pensiero e mantenendo viva – a costo del dolore – la sete del confronto e delle relazioni umane, diventa un esempio avvicinabile e concreto, non un monumento della storia. La sua prigione suggerisce, in un mondo che fa oramai a meno del tempo ragionato di una lettera postale ma continua a utilizzare le prigioni, che siano crude e violente oppure subdole e invisibili, che nessuno è veramente libero. E rammenta: «Tutta questa vita mi ha rinsaldato il carattere. Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio».

Chiara Crupi – Limina Teatri  – dicembre 2023 

link alla recensione completa >> https://www.liminateatri.it/certo-io-resistero-di-margine-operativo-di-chiara-crupi/

Anno_ 2023

Categoria_ Performance On Tour

Progetto di_ Margine Operativo

Ideazione_
Alessandra Ferraro e Pako Graziani

Credits

ideazione > Pako Graziani e Alessandra Ferraro

regia > Pako Graziani

con > Stefano Scialanga

sound designer > Dario Salvagnini

light designer > Marco Guarrera

ispirazione dal libro > Lettere dal carcere di Antonio Gramsci

produzione > Margine Operativo

in collaborazione con > Q44 – Festival della Resistenza e della Memoria e Garage Zero

 

foto > Carolina Farina

spettacolo indoor e outdoor – ’45

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